Una stanza dove si corre: un corridoio. Ma qui non si corre, anzi proprio non si va da nessuna parte.
C’è solo uno specchio che restituisce la tua immagine, come una risposta a nessuna domanda.
Fissa, bloccata.
Chiusa tra pareti bianche e armadi bianchi. Per questa sua vocazione asettica, ospedaliera, il mio corridoio che non corre è simulacro della sua non lontana parente, la corsia. Ma qui nessuna cura. Solo la profilassi della clausura li accomuna.
E allora voglio rivelare la sua essenza di gabbia. Creo sbarre di divieti. in un mondo chiuso, interdetto tutto è precario e va sigillato: "FRAGILE".
Una strana chiusura, come se il mondo si fosse ingabbiato e io potessi guardarlo come un uccello, come il colombo che si appoggia al davanzale e non sa apprezzare la sua libertà.